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storia del prosciutto. NOTE STORICHE Il prosciutto di San Daniele vanta una tradizione illustre ed antica. Furono i Celti, antichissimi abitatori del Friuli Si arriva così ad un altro tragico momento nella storia di San Daniele e di tutto il Friuli: il 6 maggio 1976 il terremoto parve annientarla; ...Prosciutto di San Daniele. Storia e Notizie: Origini lontane quelle del prosciutto di San Daniele, la cui esistenza è stata documentata nell'alto Medioevo, Prosciutto di San Daniele - Homepage. Prosciutto di San Daniele. Il Consorzio · Il Prosciutto · Ricette & istruzioni per l'uso · Storia e cultura ...Prosciutto di San Daniele - Homepage. Prosciutto di San Daniele. Il Consorzio · Il Prosciutto · Ricette & istruzioni per l'uso · Storia e cultura ...San Daniele del Friuli (San Denêl in friulano) è un comune italiano di 8.227 abitanti della ... 1 Geografia fisica; 2 Storia. 2.1 Onorificenze .... il mondo soprattutto per il prosciutto crudo "San Daniele", che da esso prende il nome. ...Il prosciutto di San Daniele vanta una tradizione illustre ed antica.




Furono i Celti, antichissimi abitatori del Friuli, e quindi anche di San Daniele (vi arrivarono intorno al 400 a.C.), i primi nella storia a conservare le cosce di suino, utilizzando erbe particolari, aceto e fumo.

Le cronache dell’epoca narrano che il Patriarca di Aquileia, di cui San Daniele era feudo, si preoccupò di rendere meno triste la permanenza dei prelati riuniti per il Concilio di Trento inviando loro dodici prosciutti di San Daniele. Esistono, poi, numerose citazioni in cui si descrive in modo particolareggiato la presenza di questa specialità friulana sulle mense dei Dogi e delle corti d’Austria e di Francia.

“Nel 1797 il generale Massena fece requisire una quantità imprecisata di prosciutti perché «allietasse» la mensa di Napoleone Bonaparte.



Nei primi giorni di giugno del 1880 Giosuè Carducci, che soggiornava per le cure termali ad Arta Terme, fu ospite di alcuni maggiorenti della città ed ebbe modo di assaggiare con grande soddisfazione il gustoso piatto.



Verso la fine dell’Ottocento a San Daniele c’erano già alcune ditte produttrici del prelibato prodotto che potevano fregiarsi delle credenziali quali «fornitore della Real Casa» e dei «Sacri Palazzi Apostolici»” (da “Il Friuli Venezia Giulia paese per paese”, 1985).



I primi prosciuttifici, intesi nel senso di ambienti specificamente destinati ad un’attività di produzione autonoma, risalgono al 1920. In quel periodo, infatti, si iniziò a confezionare il prosciutto, avvolgendolo in carta oleata e stagnola e ponendolo in scatolette di legno leggero. Intorno al 1930 questo sistema fu sostituito da un altro: il prosciutto affettato veniva compresso “sotto vuoto” in scatole di latta.



Negli anni successivi i prosciuttifici si trasformarono da produzioni artigianali a vere e proprie industrie; i primi a “scoprire” San Daniele furono alcuni operatori veneti, già presenti nel settore delle carni, che all’inizio degli anni ’60 diedero vita alle grandi fabbriche di prosciutti.



Nel corso degli anni ’80, infine, vi è stata una consistente entrata di imprese di maggiori dimensioni, originarie del mondo dei salumifici o multinazionali.



I prosciuttifici sono attualmente 26, di cui 19 industriali e 7 artigianali; la capacità produttiva è di circa 3.000.000 di prosciutti l’anno, ma la produzione DOT (Denominazione di Origine Tutelata) non supera le 1.800.000 unità.



“Le dimensioni delle unità produttive sono diverse: si va dai 3000 prosciutti prodotti in un anno ai 170.000. Complessivamente sono impiegati circa 500 addetti” (A. Gruppi, 1995).



Il prosciutto di San Daniele soddisfa il 14% dei consumi nazionali ed è esportato per il 18,5% della produzione (dati del 1997). (Fonte: Gianni D’Affara (1999), “Guida di San Daniele”.) 1. PERIODO PRE-ROMANO




L'origine della località di San Daniele è probabilmente pre-romana. In epoche remote, essa costituì un vero e proprio punto di convergenza di popoli liguri, etruschi, umbri, celti e, successivamente, latini.



Pur esistendo poche testimonianze relative al loro insediamento, pare siano stati proprio gli Etruschi a scoprire il Passo di Monte Croce Carnico e a tracciare per primi la strada che, passando per San Daniele, consente di raggiungere l'attuale Austria, in particolare la Stiria. Essi vi si recavano per acquistare metalli e vendere oggetti finiti.



Intorno al 400 a.C. arrivarono a San Daniele i Celti (o Gallo-Carni) provenienti dal Nord, passando presumibilmente proprio attraverso il Passo di Monte Croce Carnico. Non si trattava di barbari, ma di un popolo organizzato e progredito, dedito all'allevamento ed al commercio di bestiame. Furono proprio i Celti i primi a conservare la carne sotto sale (prima si affumicava), sale che veniva importato dalle miniere d'oltralpe. Si può, quindi, dire che furono loro gli inventori del prosciutto di San Daniele!

2. PERIODO ROMANO



La zona di San Daniele presenta numerosi elementi che fanno pensare a notevoli stanziamenti in epoca romana. Il primo insediamento romano fu la "Mansio Valeriana", ossia una stazione di posta e pernottamento lungo la "Via Concordiese" (detta anche "via dei metalli"), situata esattamente a metà strada tra Concordia Sagittaria a Sud e Zuglio (Julium Carnicum) a Nord. Ma accanto all'esistenza della "Valeriana", ci sono altri elementi che testimoniano la presenza romana: la toponomastica (colle Germano, da "Germanicus"; colle Ruta, da "Rutilius"…), i rinvenimenti di sculture, monete, ceramiche ed oggetti vari, i resti di lastricato stradale, di "ville rustiche" e di necropoli; senza dimenticare il castello, costruito sul colle Massimo, la cui presenza è giustificata dalla posizione strategico-militare di San Daniele, vicino ad un guado sul Tagliamento, vicino al porto fluviale di San Giacomo a Villanova e a difesa della Via Concordiese.

3. IL MEDIOEVO E IL RINASCIMENTO



PERIODO LONGOBARDO



La convivenza tra i romani e i popoli che li avevano preceduti fu turbata dall'inizio delle invasioni barbariche. Le sempre più frequenti incursioni dei popoli germanici, che si infiltravano dal Nord, indussero i coloni romani ad abbandonare le campagne, mentre l'insicurezza delle strade impediva il commercio.

L'arrivo dei Longobardi, nella seconda metà del VI secolo, riportò prosperità e benessere. "L'insediamento di San Daniele si inserisce nella più vasta distribuzione dei centri longobardi in tutta la zona circostante (Maiano, Farla, Ragogna), secondo una perfetta strategia militare, in difesa dell'economia agricola" (da "Il Friuli Venezia Giulia paese per paese", 1985). Era molto diffuso l'allevamento dei maiali, che costituivano il principale alimento per i Longobardi; essi furono molto abili nella conservazione dei prosciutti. Anche alla terra di San Daniele, tuttavia, toccò la triste sorte di Cividale, Gemona, Artegna, Ragogna, assediate per lungo tempo dagli Avari, che uccisero il duca longobardo del Friuli, Gisulfo.



TRA REALTA' E LEGGENDA: L'ORIGINE DEL NOME DI SAN DANIELE



Per rintracciare il significato e l'origine del nome di San Daniele, è necessario risalire sino al 929 d.C., anno in cui fu eretta la chiesetta di San Daniele, che diede il nome all'intero abitato sviluppatosi intorno ad essa. Secondo la tradizione, il principe longobardo Rodoaldo, grosso proprietario terriero, uccise il Patriarca di Aquileia Leone e poi, pentito, per espiare fece erigere la chiesetta dedicata a San Daniele. Una verità storica documentata è, invece, rappresentata da un atto del 1015 che menziona "quatuor campos in Sancto Daniele", e dalla deliberazione del Patriarca Popone che aggregò il centro collinare al Parlamento friulano (1036). Un documento del 1203, poi, descrive l'abitato di San Daniele e cita i nomi di due "habitatores" del castello: Mattiusso e Luvisino, entrambi appartenenti alla famiglia di feudatari detta di Varmo.



IL FEUDALESIMO



Ma ritorniamo alla fine dell'VIII secolo d.C., quando sopraggiunsero in Friuli i Franchi. Essi continuarono l'opera di sviluppo agricolo iniziata dai Longobardi, ma instaurarono un rapporto di tipo feudale con i contadini. L'ordinamento feudale, sinonimo di oscurantismo, di oppressione e di sfruttamento dei contadini, continuò per tutto il Medioevo, nonostante ripetute rivolte del popolo sandanielese contro i feudatari. In questo periodo di lotte per la supremazia fra i feudatari e di invasioni e scorribande da parte degli Ungari, cominciò ad acquisire importanza il Patriarcato di Aquileia. Esso, in realtà, avrebbe dovuto essere feudo degli imperatori tedeschi, ma godeva di molte immunità, che lo rendevano una grande potenza temporale e politica. San Daniele diventò un "feudo di abitanza" del Patriarcato di Aquileia. Queste e le successive, complesse, vicende storiche non impedirono a San Daniele di acquisire sempre maggiore importanza, come centro sia commerciale, sia finanziario. "Agli inizi del Mille sorge il primo borgo medioevale, entro una cinta che verso Est è ancora la primitiva longobarda intorno al castello, mentre verso Ovest arriva fino all'attuale piazza. Nel Duecento si ampliò ancora verso Ovest, con una più larga cinta muraria e si mantenne pressoché inalterato fino al Quattrocento" (da "Il Friuli Venezia Giulia paese per paese", 1985).



L'UMANESIMO E IL RINASCIMENTO



Nella seconda metá del Quattrocento San Daniele si ampliò e si svincolò dalla soggezione ai nobili feudatari. Essa si governava a Comunità, con giurisdizione civile e penale. Del Consiglio della Comunità facevano parte sia gli "habitatores" del castello (che, tuttavia, non usufruivano di alcun diritto di primazia), sia gli abitanti fuori le mura castellane, liberamente eletti.

Nel 1419 fu inaugurata la Loggia Comunale per le riunioni delle assemblee.

Nel 1420 tutto il Friuli passò sotto il dominio della Repubblica Veneta, ma una successiva convenzione, firmata nel 1445 dal Patriarca e da Venezia, riconobbe alla Chiesa di Aquileia piena giurisdizione feudale sul castello e sulla comunità di San Daniele.

Il Quattrocento fu per San Daniele un secolo molto fiorente, soprattutto in campo artistico e letterario. Grazie all'opera di Guarnerio d'Artegna, canonico aquileiese e poi vicario patriarcale e pievano di San Daniele, si diffuse in questo periodo il "vento" dell'Umanesimo. In collaborazione con eccellenti letterati e copisti, egli riuscì a formare una raccolta di libri "degna di un monarca", che porta il suo nome (Biblioteca Guarneriana) e che, alla sua morte, fu lasciata in eredità e a disposizione dell'intera comunità. Nel 1511, nel corso di un'insurrezione popolare contro i Signori di Varmo, il castello fu bruciato e mai più ricostruito.

4. DAL SEICENTO ALL'UNITA' D'ITALIA…



Seguì per San Daniele un periodo abbastanza tranquillo, in cui il borgo si trasformò radicalmente, ampliandosi ed abbellendosi. Si arriva così al 1797, anno in cui i Francesi di Napoleone invasero il Friuli e San Daniele perse, di conseguenza, la libertà di cui aveva goduto sotto la Repubblica Veneta. Con il trattato di Campoformido, sottoscritto il 17 ottobre 1797, il Friuli (e, quindi, anche San Daniele) venne occupato dagli Austriaci, che vi rimasero fino al 1866.

Durante la dominazione austriaca molti volontari sandanielesi parteciparono alle Guerre di Indipendenza, unendosi a quelli provenienti da Osoppo e Venzone. Dopo l'annessione al Regno d'Italia nel 1866, San Daniele riorganizzò la sua economia seguendo il progresso: nel 1889 già funzionava il tram a vapore che la collegava con Udine; nel 1896 fu inaugurato l'acquedotto.

5. … E FINO AI NOSTRI GIORNI



Durante la Prima Guerra Mondiale San Daniele subì gravi danni e perdite umane. Con la rotta di Caporetto nel 1917, fu di nuovo soggetta all'Austria fino al 4 novembre 1918.

Anche la Seconda Guerra Mondiale provocò numerose vittime e comportò l'occupazione tedesca, cui si oppose con forza la resistenza partigiana. Nonostante le distruzioni e le sofferenze subite anche dalla popolazione civile, nel dopoguerra San Daniele si risollevò: furono incentivate le industrie delle pantofole e dei prosciutti, si sviluppò il turismo e la cittadina rifiorì.



Si arriva così ad un altro tragico momento nella storia di San Daniele e di tutto il Friuli: il 6 maggio 1976 il terremoto parve annientarla; il centro storico e le zone più vecchie e caratteristiche dei vari borghi furono abbandonati. Per un periodo sembrò una città morta, di sole macerie e di desolazione. Ma tale periodo non durò a lungo: ben presto i sandanielesi, da bravi friulani, con grande tenacia e voglia di non arrendersi, cominciarono a ricostruire. E fu uno dei primi e più attivi centri della Regione nell'opera di rinascita. Ricostruzione, riconsolidamento, risanamento di vecchie case hanno ridato un magnifico volto a San Daniele.



San Daniele è oggi il centro di numerose iniziative economiche e sociali. Ma, al di là di ogni paragone o statistica, è da tutti considerato anima culturale e cuore pulsante del Friuli.

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